Le intelligenze artificiali e il futuro della sanità
Articolo di Linda Lombi, Eleonora Rossero e Nicolò Amore
Maggiore accuratezza e tempestività della diagnosi, cure più personalizzate, sviluppo della medicina preventiva, minore invasività degli interventi: questi sono solo alcuni aspetti che caratterizzeranno la sanità del futuro grazie alla diffusione sempre più capillare dei sistemi di intelligenza artificiale (IA) e machine learning. Se queste sono le conseguenze descritte dalla letteratura sul piano clinico, non è ancora stato chiarito quale sarà l’impatto di questi sistemi sul lavoro dei professionisti sanitari, da un lato, e sulla relazione medico-paziente, dall’altro. Per colmare questa lacuna, è stata avviata una joint research che vede coinvolti l’Università Cattolica del Sacro Cuore (progetto “Funzioni pubbliche/poteri privati. Profili interdisciplinari sulla governance senza governo della società algoritmica”, coordinato dal professor Gabriele Della Morte) e il Laboratorio dei Diritti Fondamentali del Collegio Carlo Alberto, in collaborazione con il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino (responsabili Vladimiro Zagrebelsky e il professor Mario Cardano).
Lo studio, condotto attraverso la somministrazione di 34 interviste a professionisti sanitari e pazienti, si è concentrato su due aree cliniche particolarmente investite dalla trasformazione digitale: quello della radiologia e quello della chirurgia robotica. I risultati preliminari della ricerca evidenziano alcuni aspetti interessanti, come per esempio quelli legati al tema dell’autonomia e della responsabilità professionale: «Gli studi che esplorano le rappresentazioni collettive in tema di IA – afferma Linda Lombi, sociologa della salute e membro dell’équipe di ricerca per il gruppo dell’Università Cattolica – mettono in luce un timore diffuso rispetto al rischio che gli algoritmi e i dispositivi di intelligenza artificiale sostituiscano i lavoratori. Tuttavia, in campo medico, i professionisti sanitari intervistati hanno riconosciuto nei sistemi di intelligenza artificiale applicati alla sanità dei validi alleati per la pratica clinica, in grado di migliorare gli outcome clinici e i flussi di lavoro, senza tuttavia rendere obsoleto il lavoro del medico».
In prima istanza, ciò dipende dal fatto che anche laddove vengano utilizzati sistemi di IA, la responsabilità della decisione clinica o degli esiti di un intervento chirurgico restano in capo al professionista: «Ragionando sulla base dei dispositivi medici ‘intelligenti’ attualmente utilizzati o in fase sperimentazione, infatti, il medico mantiene ancora un buon livello di controllo sugli output della macchina - sostiene Nicolò Amore, penalista e membro del gruppo di ricerca del Laboratorio dei Diritti fondamentali - tuttavia, già da ora si impone di ripensare percorsi formativi, modelli gestionali e strumenti normativi per gestire in modo più efficiente l’avvento dell’AI-medicine, anche nell’ottica di scongiurare rischi di iper-responsabilizzazione del sanitario e di conseguente, perniciosa, medicina difensiva».
Tuttavia, le IA sono destinate a modificare profondamente la pratica clinica, soprattutto rispetto alla possibilità di ridurre – una volta che si è acquisita familiarità con l’uso delle nuove tecnologie – i tempi di lavoro destinati ad attività di routine o all’organizzazione del lavoro. Tempo che potrebbe essere dedicato alla ricerca clinica e alla comunicazione con il paziente che oggi è sempre più contratto, con conseguenze molto negative sulla relazione tra professionista ed assistito. «Tanto gli specialisti quanto i pazienti coinvolti nello studio – osserva Eleonora Rossero, sociologa della salute all’interno del progetto del Laboratorio dei Diritti Fondamentali – riconoscono nella relazione medico-paziente un elemento imprescindibile della cura, anche nel caso di trattamenti tecnologicamente densi come quelli realizzati in chirurgia robotica. La fiducia nei confronti del professionista umano, che si struttura attraverso il rapporto con lo specialista e con la sua équipe, si rivela importante quanto la fiducia nelle opportunità che la tecnologia più avanzata può offrire».
Alla luce dei cambiamenti ormai prossimi se non già osservabili che interverranno nella pratica clinica, la necessità di comprendere le conseguenze dell’introduzione di nuovi attori tecnologici a livello micro (la relazione terapeutica), meso (i confini professionali) e macro (l’evoluzione del sistema sanitario e di quello giuridico, nazionale e internazionale, in tema di IA) appare più attuale e urgente che mai.
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